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2009.12. / iniziative / le calchere in Valle Borlezza / calchera di Fonteno - Cerete

Curatore ed organizzatore dell'evento: Sig. Gabrieli Ilario
Lo Studio Associato Oikos, nell'anno 2009,  ha realizzato i pannelli esposti presso la calchera di Fonteno.


L'associazione 'La Sorgente - Associazione per la tutela dei beni artistici, storici e ambientali' ha promosso il recupero delle calchere nella Valle Borlezza.
A sostegno della manifestazione relativa al recupero e restauro delle calchere sono stati realizzati alcuni pannelli informativi, esposti presso la calchera, inerenti la 'storia' e l'utilizzo nella Nostra valle delle calchere.

Le locandine contengono:

  • un estratto dal 'De Agricoltura' edito da Catone nel II secolo a.C. ove vengono descritte le caratteristiche principali per poter costruire una calchera;
  • informazioni relative alla produzione ed al processo chimico per la produzione della calce;
  • un breve cenno sulla storia delle calchere nella Valle delle Borlezze;
  • alcune immagini relative alla conformazione della calchera.

La locandina è stata redatta in 2 lingue, italiano ed inglese.
In seguito vengono riportati i testi presenti nelle locandine.

DE FORNACE CALCARIA
La fornace della calce falla larga dieci piedi (3 metri) alta venti (6 metri) ed in alto restringila a tre piedi (circa un metro). Costruisci bene la fornace, farai in modo che il basamento abbracci tutta l’area inferiore della fornace. Bada bene di non lasciare mancare il fuoco e guarda che non si interrompa nella notte, in qualsiasi  momento. Metti in fornace pietra calcarea buona, bianchissima, meno macchiata che sia possibile. Quando costruirai la fornace, farai le bocche in pendenza verso il basso. Quando avrai scavato abbastanza, allora prepara il posto per la fornace, più profonda possibile e non esposta al vento. Se non avrai un posto da fare la fornace molto profonda, costruiscila nella parte superiore di mattoni o la chiuderai all’esterno con pietrisco e malta. Quando vi avrai acceso il fuoco, se la fiamma uscirà da qualche altro punto che non sia la bocca della cima, chiuderai con malta. Starai attento che non entri vento nella bocca, soprattutto l’austro. Questo sarà il segno che la calce sarà cotta: bisognerà che siano cotte le pietre di sopra, allora si sfalderanno anche le pietre in basso e la fiamma uscirà meno fumosa. Se non potrai vendere legname e fascine e non avrai pietra per cuocere e farne calce, cuocerai la legna per farne carbone.
Testo tratto da 'CATONE - DE AGRICULTURA - II sec. a.C.'


LA CALCHERA DI FONTENO
 

La calce è conosciuta da millenni. 

All’inizio l’uomo costruì le abitazioni con legno, argilla e pietra, poi imparò a cuocere l’argilla per ottenere mattoni. Allo stesso modo, cocendo alcuni tipi di pietra poteva ottenere un legante per pietre e mattoni, la calce. La roccia calcarea usata per la produzione della calce dà il nome alla fornace che nel linguaggio comune prende il nome di “calchera”. 

Nel territorio ceretese sono state catalogate una trentina di calchere, alcune ancora visibili, altre inglobate nella vegetazione.

Nel 1781 erano ancora in attività 4 fornaci: una in Fonteno di proprietà comunale, una in Covale, una nella Selva, una nella valle delle Bellezze. 

Il ricupero e la ricostruzione del manufatto fa parte di un progetto di conservazione di memoria storica atta a tutelare e tramandare uno dei processi produttivi artigianali della nostra valle. 

La calchera della calce ha una struttura circolare a forma di botte del diametro variabile dai 2 metri a 4 metri ed un’altezza fino 4 metri. 

Costruita a ridosso di un pendio, per ridurre la perdita di calore, nella parte anteriore è provvista di un’apertura d’ingresso larga 1 metro per 2 metri di altezza. All’interno della fornace, ad un’altezza variabile da 30 a 50 centimetri la formazione di una banchina circolare a forma di gradino permette l’appoggio delle pietre per la formazione della volta che sostiene il carico di roccia calcarea.

THE 'CALCHERA' OF FONTENO

Lime has been known for thousands of years. 

At the beginning man used to build houses made of wood, clay and stone, then he learnt to bake clay to make bricks. Then, by baking in a similar way some kinds of stones he managed to obtain a stone and brick binder, which was called lime. The calcareous rock used to produce lime lends its name to the limekiln, which in local language goes under the name “Calchera”. 

In the ceretese area, researches have identified and catalogued approximately 30 “Calcheras”. Some of them are still visible to-day, others are incorporated into the surrounding vegetation. 

In 1781 four klins were still in activity: one of them in Fonteno, belonging to the municipal administration, one in Covale, one in Selva and one in the Valle delle Bellezze. 

Salvage and re-manufacture of this handmade product is part of a project for the preservation of ous historical memory in the intent of safeguarding and handing downto posterity one of the handicraft manufacturing processes of our valley. 

The limekiln, or “Calchera”, has a circular barrel-like structure with a diameter varying from 2 or 4 metres and a height reaching up to 4 metres. 

Built close to a slope, in order to reduce heat waste, the “Calchera” has a 1-meter wide by 2 meters high entrance. Inside the klin, at a height varying from 30 to 50 centimetres, the presence of a circular step-like bank makes it possible to lean to it the stones used to build the vault that bears the load of the calcareous rock.

 

LA PRODUZIONE DELLA CALCE

 Dopo aver costruito la volta calcarea del posto, la fornace veniva riempita dello stesso calcare fino alla sommità.

Dopo una settimana di cottura con fascine di legna si otteneva un sasso cotto di colore bianco: ossido di calcio (calce viva).

Trattando l’ossido di calcio con acqua (spegnimento della calce) si otteneva calce spenta usata in edilizia come legante per la malta e calcina per imbiancare e disinfettare le abitazioni.

 

IL PROCESSO CHIMICO

CaCO3 ---> CaO + CO2    pietra calcarea ---> 900° C ---> calce viva + CO2 a 900° C il carbonato di calcio rilascia l’anidride carbonica e rimane l’ossido di calcio CaO

CaO + H2O ---> Ca(OH)2

 Trattando l’ossido di calcio con acqua avviene una reazione esotermica (rilascio di calore) ottenendo idrato di calcio – calce spenta.

Ca(OH)2 + CO2 = CaCO3 + H2O

L’idrato di calcio (calcina o grassello) mischiato con acqua e sabbia dà la malta per pietre e mattoni.

La malta indurendosi perde l’acqua dell’impasto e per opera dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera si trasforma in cristalli di carbonato di calcio che legano i materiali da costruzione.





Le immagini esposte sono disponibili in formato informatico (jpg o pdf) a insegnanti e/o scolaresche che vogliono approfondire le tematiche affrontate. Per eventuali informazioni inviare una e-mail all'indirizzo: info.oikos@ph5e5.it

   
 
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dal 18 ottobre 2014 al 15 novembre 2014 presso il Caffe Bazzini di Bergamo (loc. Longuelo - via Mattioli 14/C) esposizione di quadri e di poesie di Enrico e Paolo Giovanni Trezzi. INAUGURAZIONE il giorno 18 ottobre 2014 - ore 18,45 - con la presentazione del libro di poesie I MIEI VIAGGI di Paolo Giovanni Trezzi
 
 
 
 
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